Il primo lunedì del mese di maggio si tiene a New York il Costume Institute Gala, conosciuto anche come Met Gala, un evento benefico che riunisce moda, arte, personalità dello spettacolo e non all’interno del Metropolitan Museum of Art, ad est di Central Park. L’evento, organizzato con il supporto di Vogue America, è uno tra i più famosi ed importanti del panorama internazionale, capace di raggiungere cifre che vanno dai nove milioni di dollari raccolti nel 2013, fino ai dodici milioni raccolti nell’anno seguente. Ciò che contraddistingue il Met Ball da un qualsiasi altro evento mondano è la presenza di un tema differente ogni anno e correlato alla mostra del Costume Institute presente all’interno del museo, di cui il Gala è la serata inaugurale. Il tema di quest’anno era CAMP: Notes on Fashion e grazie al mio ultimo viaggio a New York ho avuto la fortuna di poter visitare l’originale mostra che rimarrà aperta al pubblico fino all’8 settembre 2019. Ma cosa significa Camp?
Nel campo della moda e dell’arte con il termine Camp si indica tutto ciò che è eccessivo e kitsch, Susan Sontag nel suo saggio Notes on “Camp” che ha ispirato la mostra scrive:
“Non è una sensibilità di tipo naturale, se di tali ne esistono. L’essenza del Camp, infatti, consiste
nell’amore per ciò che è innaturale: l’amore per l’artificiale e per l’esagerato.”
Non a caso, tra i vari co-chair che hanno affiancato la direttrice di Vogue America, Anna Wintour, durante la serata è stata scelta Lady Gaga, che per l’occasione ha indossato quattro abiti firmati Brandon Maxwell suddivisi in una performance di quattro atti accompagnata da mimiche teatrali e pose a favore di fotografi. La mostra è studiata come un percorso nell’ala ovest del Metropolitan Museum ed è una raccolta di alcuni tra gli abiti più eccentrici che hanno cavalcato le passerelle di tutto il mondo accompagnati ad opere che spaziano dal diciassettesimo secolo fino ad oggi.
La cultura Camp trae le sue origini fin dall’antichità: dagli sfarzosi abiti della barocca Versailles, fino alla cultura dandy di Oscar Wilde con il motto “vivere la vita come un’opera d’arte”. L’essenza Camp nasce anche come movimento di protesta verso tutto ciò che rientra nei canoni stabiliti dalla società, evidenziandone invece le anormalità e le bruttezze. Sviluppatosi all’apice degli anni 60, nel boom della rivoluzione sessuale, il fenomeno, definito anche pensiero, viene associato all’estetica queer che dilaga anche grazie ad artisti come Elton John, Cher, Bjork e Ru Paul. L’estetica del pensiero Camp trova spazio anche nel cinema grazie a film come: The Rocky Horror Picture Show, Lust in the Dust, Priscilla la Regina del Deserto, Showgirls e Che fine ha fatto Baby Jane?.
Tra gli abiti presenti alla mostra vi troviamo: John Galliano (Martin Margiela, Dior e Galliano), Jean Paul Gaultier, Alessandro Michele (Gucci), Karl Lagerfeld (per Chanel, Chloé e Lagerfeld), Jeremy Scott (Moschino e Scott), Thierry Mugler, Miuccia Prada, Yves Saint Laurent, Elsa Schiaparelli, Viktor & Rolf, Anna Sui, Philip Treacy, Walter Van Beirendonck, Versace, Vivienne Westwood, Demna Gvasalia (Balenciaga e Gvasalia), Marc Jacobs (Louis Vuitton e Jacobs), Christian Lacroix e molti altri ancora.