“All’inizio era un’intuizione. Frammenti di plastica erano stati trovati praticamente ovunque: nei fiumi, nel ghiaccio galleggiante sul Mar Artico, nella Fossa delle Marianne, ovvero il punto più profondo degli oceani. Possibile che i ghiacciai alpini fossero sfuggiti a uno degli impatti più diffusi e a lungo termine dell’attività umana? La risposta è no. A comprovarlo è stato ora uno studio presentato pochi giorni fa a Vienna, alla conferenza internazionale dell’European Geosciences Union. Autori della ricerca sono gli scienziati dell’Università degli Studi di Milano e dell’Università di Milano Bicocca, che hanno descritto e quantificato per la prima volta la presenza di microplastiche su un ghiacciaio alpino. I ricercatori stimano che la lingua del Ghiacciaio dei Forni potrebbe contenere da 131 a 162 milioni di particelle di plastica, principalmente poliestere, seguite da poliammide, polietilene. Con ogni probabilità la concentrazione osservata sulla lingua del Ghiacciaio dei Forni è ben superiore a quella presente nel bacino di accumulo del ghiacciaio stesso. In un ghiacciaio, infatti, il ghiaccio scorre verso valle, dove progressivamente fonde. Le particelle di plastica intrappolate nel ghiaccio, però, si accumulano nella lingua di ghiaccio man mano che il processo di fusione si compie. “Non conosciamo con esattezza la proporzione tra le particelle presenti nel bacino di accumulo e quelle sulla lingua del ghiacciaio. È un punto che intendiamo indagare con le ricerche future”, prosegue Ambrosini. Il team di ricerca sta continuando il proprio progetto anche campionando ghiacciai esteri: lo scorso anno, Ambrosini e colleghi si sono recati in Cile, per campionare due ghiacciai montani, uno vicino a Santiago del Cile – città con diversi milioni di abitanti e un tasso d’inquinamento piuttosto elevato – e uno nella Patagonia cilena. “L’obiettivo è confrontare le misurazioni e vedere in che misura l’antropizzazione possa contribuire all’aumento di inquinamento da particelle plastiche. Parallelamente, porteremo avanti gli studi anche sul Ghiacciaio dei Forni”, conclude.”
National Geographic
LO STUDIO
A partire da Luglio, i ricercatori dell’Università degli Studi di Milano inizieranno a campionare due aree diverse del parco nazionale dello Stelvio, per dimostrare non solo la presenza di microplastiche (dato già acquisito) ma per vedere quanto aree antropiche e aree poco frequentate siano ormai contaminate. Lo studio, il primo al mondo sul tema e che vede l’Italia nelle vesti di apripista in materia di contaminazioni su ghiaccio, porterà a comprendere quanta presenza di materiale plastico sia presente sui ghiacciai, che conseguenze comporta per l’ambiente e la superficie bianca, da dove proviene (portato dall’uomo, trasportato dai venti, caduto con le precipitazioni piovose). I ricercatori analizzeranno anche gli effetti delle microplastiche su animali e organismi viventi di diversa taglia. Il nostro scopo è quello di documentare l’intero percorso di ricerca, valorizzando e fornendo un supporto per aiutare lo studio ad essere divulgato a quante più persone. Racconteremo il lavoro sul campo, riprendendo i campionamenti sul ghiacciaio dei Forni e su altri meno famosi situati lontano dagli impianti turistici, fino alla vetta più alta del Cevedale. Seguiremo non solo i campionamenti e l’iter di lavoro del team fatto di notti all’agghiaccio e albe di cammino, ma anche le analisi e risultati ottenuti nei laboratori di Milano e Alessandria.
PERCHÈ È IMPORTANTE
Conosciamo tutti la situazione disastrosa in cui vertono gli oceani e le acquee mondiali, ma quanto sappiamo sulla situazione dei nostri ghiacciai? Già compromessi dall’aumento delle temperature e i cambiamenti climatici è stato dimostrato come anche le cime più impervie siano ormai contaminate da plastica. L’unicità mondiale dello studio che i ricercatori italiani stanno portando avanti metterà finalmente in luce questa situazione, indagando su aspetti che oggi sono solo ipotesi senza verifica. Da dove proviene questa plastica? Che effetti ha sull’ambiente e quanto le microplastiche sono nocive per gli organismi che finiscono per mangiarle? A queste e altre domande lo studio proverà a dare risposte e la nostra intenzione è quella di essere presenti, documentando le difficoltà di effettuare queste valutazioni sul campo e i risultati delle analisi di laboratorio. Il documentario diverrà così il primo strumento di divulgazione dello studio, un’occasione per fare luce su tematiche di estrema attualità e interesse che daranno il via ad altre investigazioni internazionali. Oltre a questo ci piace sottolineare il ruolo di supporto e visibilità che questa produzione potrebbe dare alla ricerca italiana. A queste già ottime motivazioni per dare il via alle riprese si aggiunge il fatto che i rilevamenti vengono effettuati proprio sul nostro territorio, aspetto che aumenterà in Lombardia un interesse che mai come in questo periodo è crescente in tutto il mondo.
DOVE SAREMO
Ci muoveremo sui ghiacciai e nel bellissimo Parco Nazionale dello Stelvio, nei mesi di Luglio, Agosto e Settembre. Torneremo successivamente nel periodo invernale, quando mostreremo nuovi campionamenti.