Il primo Staff Pick di maggio abbiamo deciso di assegnarlo a Roberto De Feo e al suo film The Nest – Il Nido.
Ecco a voi l’intervista in esclusiva:
Ciao Roberto, da dove nasce la tua passione per il cinema?
Sono nato nel 1981, quindi i film che mi hanno fatto innamorare del cinema sono “Ritorno al Futuro”, “I Goonies”, “Terminator”, “Robocop”, “E.T.”, “Ghostbusters”. “Stand by me”, “Indiana Jones”, “La Storia Infinita”, “Roger Rabbit”, “Karate Kid”, “Labyrinth”. “Grosso guaio a Chinatown”, “Die Hard”. Poi, quando mi fu permesso di guardare anche i film horror, diventò presto il mio genere preferito. “L’esorcista” e “Shining” furono i primi, poi arrivarono Freddy, Micheal e Jason. Ho sempre considerato la paura affascinante, stimolante. Per questo mi piace pensare e scrivere storie horror.
Se dovessi indicare concretamente ad un giovane aspirante cineasta una strada, attraverso le esperienze che tu hai avuto, quale percorso consiglieresti?
Mi sono formato girando cortometraggi e devo così tanto a quel formato che 4 anni fa ho creato una società per distribuire i migliori cortometraggi presenti sul mercato nei principali festival mondiali (Premiere Film). Senza dubbio oggi non esiste mezzo migliore per un giovane regista che voglia farsi notare: girare un corto, essere selezionato o vincere un premio in un festival è la base di un buon percorso. Quindi ad un giovane cineasta consiglierei di guardare i corti più premiati degli ultimi anni (ce ne sono tanti visibili gratuitamente online) e di prendere spunto. Per girare un buon cortometraggio serve una storia breve e semplice che racconti una tematica attuale in modo originale. Lasciate perdere le storie che richiederebbero troppo tempo e soldi per essere realizzate. Non sono mai la scelta giusta per cominciare e probabilmente impieghereste anni per mettere su una produzione. Il primo passo dunque è sempre scrivere una buona sceneggiatura (consiglio di non superare le 15 pagine). Dopo bisogna contattare una delle tante società di produzione attive nel settore cortometraggi, inviando loro la sceneggiatura. Qualora ci fosse l’interesse di una di queste società, sarà più semplice raccogliere il budget chiedendo finanziamenti pubblici al Mibact o alle varie film commission regionali. In caso contrario, se nessuno vi avesse risposto, non vi disperate perchè spesso i corti migliori sono proprio quelli fatti in casa con mille sacrifici e senza tanti soldi. L’importante sarà essere sicuri di avere in mano una buona storia che non vi faccia perdere tempo e soldi. Dunque, considerato che l’obiettivo sarà essere selezionati in un festival o vincere un premio, informatevi e guardate cosa piace ai festival, quali sono le storie che catturano il pubblico del mondo del cortometraggio.
The Nest – Il Nido è il tuo film d’esordio. Dove nasce l’idea del film?
Stavo guardando “La Terra dei Morti Viventi” di Romero. Ricordi la scena in cui mentre fuori c’è l’apocalisse, viene mostrato questo grattacielo super tencologico dentro il quale vivono migliaia di persone che si comportano come se fuori non fosse accaduto nulla? Vanno al cinema, fanno shopping, mangiano al ristorante. Pensai a quanto sarebbe stato interessante girare un film con pratogonista un luogo simile a quel grattacielo.
Il tuo film ha il respiro del cinema europeo, un cinema più riflessivo, dosato nei tempi e nei ritmi. Molti lo hanno definito un horror d’atmosfera, elogiando la fotografia e la scenografia. Sei d’accordo con questa definizione?
Certo. Volevo che fosse esattamente quello: un horror d’atmosfera. Per tante scene avevo in mente idee diverse ma abbiamo avuto quattro settimane per girare e altrettante per post-produrre, dunque sono soddisfatto del mondo che abbiamo costruito e del lavoro dei reparti, soprattutto fotografia e scenografia.
Uno degli aspetti che più ho apprezzato del tuo film è senza dubbio la convivenza di un microcosmo, Villa dei Laghi, in cui si sviluppa la trama e di un macrocosmo, ciò che sta al di fuori della tenuta, che resta minaccioso sullo sfondo e crea una meravigliosa suspense. Il tuo film mi ha ricordato molto, ovviamente in chiave horror, Dogtooth di Yorgos Lanthimos, un altro piccolo grande film indipendente. Quali sono le principali fonti d’ispirazione del tuo cinema?
Sicuramente Dogthooth e The Village sono due film che mi hanno influenzato tanto. Lanthimos e Shyamalan sono i due registi che apprezzo maggiormente anche se quando pitchavo “The Nest” ai produttori lo presentavo come “The Others che incontra The Village”. Quindi se devo citare un’altra fonte di ispirazione dico Amenàbar.
Negli ultimi anni molti giovani registi italiani hanno tentato la strada del cinema di genere. Fabio Guaglione e Fabio Resinaro (Mine), Gabriele Mainetti (Lo chiamavano Jeeg Robot), Sydney Sibilia (la trilogia di Smetto quando voglio), Matteo Rovere (Veloce come il vento, Il Primo Re), oltre ovviamente a te, sono solo alcuni esempi. Siamo di fronte ad un movimento di rinascita del cinema italiano di genere? Cosa manca al nostro paese per consolidare questo tipo di cinema?
Prima mancava il coraggio da parte dei produttori più importanti. C’era la paura di confrontarsi con un cinema per definizione “poco italiano”. Credo fossimo entrati in un circolo vizioso: per tanti anni anche se pochissime volte, sono stati prodotti film di genere made in Italy, ma con pochi soldi e spesso con il regista sbagliato. Dunque il pubblico per tanti, troppi anni ha visto solo pessimi prodotti italiani e per questo ha cominciato ad essere prevenuto. Poi un giorno ecco Gabriele Mainetti che grazie al cielo col successo di JR ha cambiato tutto o quasi, mostrando come il pubblico italiano fosse non solo pronto ma anche affamato di storie diverse, realizzate con qualità. Poi i Fabi e Matteo Rovere hanno ulteriormente migliorato le cose grazie ai loro bellissimi film.
Per concludere, puoi dirci qualcosa dei tuoi prossimi progetti?
Al momento il progetto più grande è uscire di casa e farmi una passeggiata. Tutto il resto a causa del virus per ora è solo un sogno.
Vi ricordiamo inoltre che The Nest – Il Nido è attualmente in programmazione su Sky. Il film di Roberto De Feo avrà presto un remake americano: la Colorado Film ha infatti trovato un accordo con l’americana Gotham Film Group per l’acquisizione dei diritti.