Ciao Federico, grazie per la tua disponibilità e per aver voluto partecipare ai nostri StaffPick
Sono venuto a conoscenza delle tue bellissime illustrazioni con l’ultimo numero di “The Good Life”; mi è piaciuta molto questa visione futuribile più che futuristica della nostra città. Intendo dire che vedo una Milano ottimisticamente concreta, un po’ perché hai calato l’illustrazione tra le architetture iper moderne di CityLife, un po’ perché rappresenti una città viva, piena di gente, verde, anche sui tetti, con almeno cinque tipi di mobilità dolce. Come è nata questa immagine?
Ciao Giorgio, innanzitutto ti ringrazio dell’apprezzamento e di avermi coinvolto per questa piccola intervista.
L’idea dietro all’immagine è arrivata principalmente dal cliente, che colgo l’occasione di ringraziare, e la richiesta era appunto quella di creare una Milano futuribile, vivace, sostenibile e al primo posto nella ripartenza del paese dopo questo periodo non proprio felice. Se proprio questi sono gli aspetti che hai evidenziato nella tua domanda allora probabilmente il messaggio che volevamo passare è arrivato e ne sono molto contento.
Una volta stabilito il soggetto si è quindi deciso di partire da una Milano che già esiste o che esisterà sicuramente nei prossimi anni (CityLife) per poi allargare lo stesso concetto di città anche ai quartieri vicini. La cosa più importante su questo lavoro credo si l’atmosfera creata dai colori e dalla luce radente; è mattino, il cielo è ancora rosato, la città si appresta ad una nuova giornata. Il mattino ha ancestralmente un’accezione positiva di rinascita, di novità, di vita che continua e credo che adesso più che mai sia importante mandare un messaggio positivo in questo senso.
Guardando il tuo portfolio e i tuoi profili social ho visto che hai fatto molte illustrazioni naturalistiche, o paesaggistiche, spesso a carattere montuoso, ho visto, però anche, che sei un surfista e che hai fatto alcune illustrazioni di un surf-tip in Senegal vicino a Dakar. Mi sono piaciute tantissimo, sono anche io surfista ma non conoscevo lo spot di N’gor Island.
L’aspetto naturale mi sembra comunque sempre molto importante. E’ così? Cosa ti piace rappresentare in generale?
Sono nato e cresciuto nelle valli bergamasche e mi ritengo fieramente un uomo di montagna ma faccio skate da quando sono bambino e amo il mare tanto quanto le montagne, passare al surf è stato naturale.
Anche io non conoscevo Dakar come meta surfistica, anche se lo spot in questione era già presente nel film cult per eccellenza “Endless summer”. Sono venuto a conoscenza delle potenzialità del Senegal a livello di onde surfabili leggendo un articolo molto bello su Sirene magzine, una pubblicazione indipendente che ruota attorno al mare e tutto ciò che ha legami con esso. Ero alla ricerca di un viaggio diverso dal solito e lontano dalle classiche mete surfistiche super crowded e quindi sono partito per la N’gor Island, un’isoletta a poche centinaia di metri fuori dalla costa della città.
Solitamente sono molto pigro e non riesco mai a tenere uno sketchbook dove annotare i miei ricordi, tuttavia il destino ha voluto che durante in primo ingresso in acqua io mi prendessi un riccio di mare nel piede, che poi ha fatto infezione tenendomi fermo per alcuni giorni. Fortunatamente un fisioterapista francese che vive sull’isola aveva con sé un set di acquerelli che ho preso in prestito per passare il tempo. Quelle che vedi sulla mia pagina instagram sono le versioni digitali di quegli sketch di viaggio che ho fatto una volta tornato.
Ritornando alla domanda devo confermarti che si, il lato naturale è estremamente importante per me e tutto ciò che concerne il mondo della natura è di fortissima ispirazione per il mio lavoro sia che si tratti di macroscopico come Landscape o scene di vita all’aria aperta, che più nel dettaglio come le singole piante o frutti rappresentati con interesse quasi botanico.
Noi di Chora nel corso degli anni ci siamo interfacciati con molti creativi e in particolare illustratori. E’ un mondo che affascina molto, una grande forma di comunicazione. Ci descrivi cosa vuol dire per te essere “illustratore”, a chi ti ispiri e quali sono le tue aspirazioni in ambito lavorativo?
Illustrare per me significa comunicare nel modo che mi diverte di più e che nello stesso tempo mi dia la maggior libertà di viaggiare e fare quello che mi piace. Gli illustratori a cui mi ispiro maggiormente sono gli italiani Matteo Berton per il modo in cui compone le immagini, le proporzioni tra soggetto e sfondo e le palette di colori limitate; Riccardo Guasco per lo stile vintage e il gusto tipicamente italiano; i francesi Cruschiform e Tom Haugomat e altri come Karolis Starutniekas o Thomas Danthony, ognuno per aspetti differenti.
In futuro mi piacerebbe lavorare di più su progetti legati al mondo dell’outdoor e della sostenibilità; mi piacerebbe creare illustrazioni che aiutino le persone ad aver maggior cura del nostro mondo, che aumentino la conoscenza riguardo alla crisi ambientale che stiamo vivendo e che magari sensibilizzino chi ha potere di fare qualcosa in questo senso. Sono molto preoccupato per la salute del pianeta e spero di poter aiutare nel mio piccolo.