Il 26 maggio si è aperta la sedicesima Mostra Internazionale di Architettura a Venezia. Storicamente un ruolo molto importante per stabilire l’indirizzo tematico della “Biennale” è dato dalla scelta del curatore. Dopo Aravena nel 2016 con la sua indagine sulle periferie del mondo in Reporting from the front”, quest’anno tocca a Yvonne Farrell e Shelley McNamara, fondatrici dello studio Grafton Architects, che hanno appena inaugurato la “Biennale” “Freespace”.
Scelta curiosa quella delle due progettiste irlandesi, molto legate all’ambiente della “Biennale”, dove hanno già partecipato nel 2002, nel 2008 e nel 2012 quando hanno vinto il Leone d’Argento, ma probabilmente non molto note al grande pubblico.
Con Grafton Architects, studio fondato nel 1978 che prende il nome da una nota via di Dublino, si sono occupate soprattutto di strutture pubbliche, scolastiche e culturali; i loro progetti si caratterizzano per la costante ricerca delle possibilità compositive nei vari contesti urbani, con risultati di chiarezza, unita ad una profonda espressività. Sobrietà monolitica a livello estetico e legame con l’ambiente circostante sono alcune delle tematiche predominanti dei loro lavori. Queste cifre stilistiche sono ben esemplificate nell’opera più importante e nota del duo irlandese: la nuova sede dell’Università Bocconi di Milano (2008), dove Grafton affronta la scrittura dell’edificio recuperando la memoria delle storiche costruzioni milanesi (con l’utilizzo del ceppo di Grè) assieme ad un sapiente uso della luce. Quest’opera ha valso allo studio riconoscimenti internazionali come il World Building of the Year 2008 ed il piazzamento tra i cinque finalisti del Mies Van Der Rohe Prize 2009.
Di seguito alcune delle opere più significative dello studio.