Ciao Federica, lo scopo di Chora è quello di promuovere progetti creativi e di legare tra loro diverse creatività che possano fare rete e realizzare progetti insieme. Dal mese di settembre abbiamo deciso di premiare i progetti e i creativi che ritenevamo più meritevoli,ed eccoci qui a consegnarti lo Staff Pick Chora!
Quando hai iniziato a disegnare? E quando hai capito che fare l’illustratrice poteva essere una professione e non un semplice hobby?
I tuoi studi sono stati inerenti al mondo dell’arte?
Da bambina passavo molto tempo copiando le scene dei film della Walt Disney, mettendo il VHS in fermo-immagine fino a rovinare le videocassette. Alle scuole medie la mia professoressa di educazione artistica ha saputo trasmettermi la passione per i colori e i pennelli e grazie ai suoi insegnamenti ho deciso di iscrivermi al liceo artistico.
Da lì a capire che fare l’illustratrice poteva essere un lavoro, però, sono passati anni. Dopo il liceo mi sono diplomata in web design, entrando nel mondo del lavoro come graphic designer in un’agenzia prima e come freelance poi.
Un po’ alla volta ho preso coscienza che web design e grafica mi piacevano, ma era l’illustrazione a emozionarmi. È stato un processo lungo e adesso mi sento una giovane illustratrice di 38 anni. Ci sono cose che cambierei del mio percorso (se solo ci avessi creduto prima…) ma c’è anche la consapevolezza di aver trovato la mia strada e di non volerci rinunciare.
Guardando le tue opere si riconosce uno stile molto personale, lo hai affinato negli anni o è stata un approccio istintivo?
Lo stile è il santo Graal degli illustratori, ho passato diverso tempo a cercarlo e credo che alla fine, quando ho smesso di pensare a come disegnare, sia stato lui a trovare me.
Quali sono e dove trovi le fonti d’ispirazione delle tue illustrazioni?
Credo che imparare a disegnare voglia dire anche imparare a vedere e capire quello che ci circonda. Da lì arriva un fiume di idee ogni giorno. Quindi tengo gli occhi aperti, guardo e assorbo le immagini che mi circondano, ma non è tutto. Oltre alle immagini cerco di trasferire nelle mie illustrazioni anche le emozioni che vivo, e mi piace farlo con un pizzico di ironia, senza prendermi troppo sul serio.
Tra i colleghi contemporanei quali sono gli illustratori che ti rubano l’occhio e segui assiduamente? Quali sono invece i maestri del passato che ti hanno fatto innamorare di questo mondo?
Mi fa un po’ strano definirli “colleghi”, dato che li considero su un altro piano rispetto a me, ma fra gli artisti contemporanei direi:
Riccardo Guasco, che mi emoziona per la pulizia del disegno e la poesia delle sue immagini; Malika Favre, che sa creare giochi di luci e ombre che mi fanno rimanere a bocca aperta; Jacques and Lise un duo di illustratori belgi che disegnano con delicatezza e ironia;
Fra gli artisti del passato direi Modigliani e Toulouse-Lautrec.
Leggendo le informazioni contenute nella tua biografia ho scoperto che adesso vivi in Francia, è stata una scelta obbligata dal tuo lavoro o una scelta di vita?
È stata una scelta obbligata dal lavoro… di mio marito, ma l’abbiamo trasformata in un’opportunità anche per me. Cambiare completamente prospettiva ti dona nuove energie. Uscire dalla routine che avevo mi ha permesso di ridefinire la mia vita lavorativa prendendomi il lusso di chiedermi cosa volessi fare veramente, una domanda che forse non mi sarei posta se non fossi stata obbligata a un cambiamento.
Inoltre ho imparato una nuova lingua (non parlavo una parola di francese prima di arrivare) conoscendo persone culturalmente molto diverse da me, e credo che tutto questo abbia influenzato positivamente il mio lavoro.
In Italia svolgere un lavoro creativo non è facile. Spesso tanti giovani che si approcciano a questo mondo sono costretti a cambiare vocazione per riuscire ad arrivare a fine mese. Quale consiglio ti sentiresti di dare a un/una giovane aspirante illustratore/illustratrice?
Svolgere un lavoro creativo presenta difficoltà in Italia come all’estero. Una buona parte di queste difficoltà, che spesso noi creativi non siamo abituati ad affrontare (o anche solo a considerare!) hanno poco a che vedere con l’arte. Saper creare e vendere un prodotto, mantenere una rete di contatti professionali, saper gestire i clienti, conoscere un minimo a riguardo dei diritto d’autore, saper calcolare le tasse… Insomma, il mio consiglio è di crederci, guardarsi attorno, migliorare la tecnica, disegnare con costanza, ma non dobbiamo scordarci che il nostro non è solo un hobby e siamo anche imprenditori.
Oggigiorno si parla spesso di creatività, quasi fosse una creatura mitologica o un prodotto di moda. Per te cosa vuol dire essere creativi?
La creatività non è solo l’ispirazione di un momento, l’idea geniale che ti colpisce mentre stai facendo altro, questo può anche succedere ma è raro. Per me la creatività è una questione di allenamento, metodo e ricerca personale.
Ti è già capitato di collaborare con artisti di altri campi (scrittori, musicisti, registi, fumettisti)? Quale sarebbe un progetto al quale non sapresti dire di no?
Forse per via del mio percorso un po’ atipico ho sempre lavorato in solitaria e non ho mai avuto l’occasione di collaborare con altri artisti. L’idea mi piacerebbe molto, soprattutto per l’opportunità di conoscere nuove persone. Il progetto a cui non saprei dire di no… Un libro per bambini, un racconto pensato per essere raccontato tanto a parole quanto per immagini.
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