Dieci anni fa bussava alle porte dei cinema Il Cavaliere Oscuro secondo capitolo della trilogia che si sarebbe portata via incassi stellari e avrebbe legato per sempre il nome di Heat Ledger a quello del Joker.
Se Batman Begins ricostruiva il viaggio interiore di un ragazzo costretto a sublimare il senso di colpa e la rabbia del lutto, il secondo capitolo pone le sue fondamenta su pilastri più filosofici e autoriali.
Bruce Wayne si trova di fronte una nuova minaccia, non combatte solo nemici in carne ossa ma è costretto a fronteggiare l’impalpabile sentimento d’angoscia nello scoprire i propri limiti e un avversario che non è in grado di comprendere. L’originalità di questo Batman risiede quindi nelle implosioni intime del protagonista più importanti di qualsiasi esplosione ( e ce ne sono parecchie nel film), più importante di batpod e gadget futuristici, e di qualsiasi scazzottata tra eterni nemici.
Sono tanti i motivi che hanno reso Il Cavaliere Oscuro uno dei migliori film del nuovo millennio, ma il principale non può che essere uno: il Joker.
Il Joker è da sempre tra i villain più apprezzati, il personaggio privo di superpoteri o ruoli altolocati nella società che gli garantiscono potere politico o grandi capitali economici si affida interamente al suo genio e le sue abilità manipolatrici per farsi largo tra la criminalità di Gotham.
Nonostante il successo che sembra ottenere su ogni medium, dal fumetto al cinema, passando per videogiochi e serie animate, inserire il Joker non è sempre garanzia di successo per ottenere un prodotto di qualità… ed ogni riferimento a Suicide Squad non è casuale.
Il Joker del Cavaliere Oscuro s’inserisce in un meccanismo perfetto, nella visione partorita da Nolan le caratteristiche tipiche del villain si amalgamano al realismo ricercato nell’intera trilogia, portando in vita un agente del caos che fa della teatralità e il nichilismo il suo marchio di fabbrica.
Quanto c’è di Heat Ledger nell’epica costruzione del personaggio?
Tanto, risposta facile e banale, ma oggi quello su cui vogliamo soffermarci è la capacità di scrivere un buon villain, una nemesi capace d’inserirsi nell’universo dell’eroe e diventare motore per il racconto, prescindendo dalle grandi capacità dell’interprete.
Nell’immaginario generale di sceneggiatori e narratori per costruire un nemico interessante è fondamentale conferirgli enormi poteri, mettendolo in una costante posizione di vantaggio rispetto al nostro protagonista.
Ripercorrendo un rapido elenco dei nemici più famosi come Darth Vader, Sauron, Lex Luthor, vediamo come ognuno di questi ricopra ruoli sociali importanti, vantando grandi disponibilità di risorse oltre che nei primi due casi, poteri eccezionali.
Una delle più interessanti caratteristiche del Joker è che non vanta nessuna delle tradizionali risorse.
All’interno della stessa trilogia Joker è l’unico criminale anomalo, Ras Al Ghul e Bane sono profili molto più vicini al villain tradizionale.
Joker tuttavia, pur non vantando poteri è perfetto come nemesi di Batman perché bravissimo ad evidenziarne limiti e debolezze.
Joker sa come mettere all’angolo Batman facendo leva sull’unica regola che il vigilante mascherato non può infrangere, e risulta immune a quelli che sono i punti di forza dell’avversario.
La forza fisica di Batman non esercita alcun potere su Joker, il terrore che i criminali tradizionali provano di fronte al pipistrello esalta il clown che al contrario ne viene attratto.
Joker è attento ad inserire Batman in posizioni dove le sue abilità risultino prive di significato ed efficacia, come durante l’interrogatorio quando nonostante la posizione da prigioniero assume il pieno controllo della situazione .
“tu non hai niente, niente con cui minacciarmi… non te ne fai niente di tutta la tua forza”
Un altro aspetto determinante nella scrittura di un villain è la presenza di motivazioni forti e chiare, presentate coerentemente con il personaggio.
Sono le motivazioni la chiave del conflitto eroe e villain, ed in molti casi la struttura può essere semplificata con questo schema:
– l’eroe cerca di compiere un’impresa, ma sulla sua strada deve affrontare un nemico che vuole impedirgli di raggiungere il risultato.
es. Frodo deve portare l’anello al Monte Fato per distruggerlo, ma Sauron con il suo esercito farà di tutto per fermarlo.
– il nemico cerca di compiere il suo piano, ma l’eroe interviene per fermarlo.
es. Liquid Snake vuole lanciare una testata nucleare con il Metal Gear, ma Solid Snake lo fermerà.
Nel caso specifico del Cavaliere Oscuro la situazione è diversa, perché sia Joker che Batman competono per lo stesso obbiettivo: l’anima di Gotham.
“ è solo entrando in competizione per lo stesso obbiettivo che eroe e villain sono forzati ad entrare in collisione più e più volte…” John Truby, The Anatomy of Story
Batman vuole una città dove l’ordine e la legge proteggano i cittadini, e la vita umana sia sempre tutelata.
Ogni cittadino è risorsa, anche i criminali che condanna e combatte hanno diritto alla vita ed il potenziale per fare la scelta giusta. Significativa da questo punto di vista sarà la scena dei traghetti.
Joker al contrario vuole dimostrare come dentro chiunque si nasconda la sua follia, solo l’ordine imposto dalla società la tengono seppellita/inibita.
Una volta compresa l’incorruttibilità di Batman, Joker si concentra su Harvey Dent spezzandolo e trascinandolo nella sua spirale governata da caos e nichilismo, dimostrando a Gotham che anche un simbolo può cadere dopo una “brutta giornata”.
La situazione di continuo vantaggio che assume Joker costringe Batman a dover prendere una serie di decisioni sotto pressione, e la capacità di mettere in scacco il proprio avversario è forse la risorsa più grande di questo Joker.
Un personaggio è veramente a nudo quando vediamo le scelte che prende sotto pressione, maggiore è la pressione a cui è sottoposto più profonda sarà la rivelazione del nostro personaggio.
In questa frase possiamo riassumere il vero fulcro del film e l’importanza del Joker come motore della pellicola, è solo grazie a lui che scopriamo veramente Batman e lo vediamo spingersi oltre i suoi limiti.
Il primo capitolo ci lascia in eredità un Bruce Wayne all’apice della sua forza fisica, convinto che il suo alterego mascherato non abbia limiti e che il mondo criminale sia prevedibile e stupido.
Joker sbriciola le certezze di Batman, lo confina in un angolo costringendolo a crescere attraverso un processo di maturazione e resistenza.
Bruce Wayne diviene un personaggio più profondo grazie a Joker, e nella battaglia per l’anima di Gotham matura la consapevolezza di poter prendere le decisioni che nessun altro è in grado di sostenere.
Il Joker di TDK non è un grande villain per la risata sadica o la teatralità dei suoi piani, ma perché nel suo folle inseguimento all’anima di Gotham distrugge Batman e crea il Cavaliere Oscuro.
Se nell’arco di questi dieci anni avete trovato un villain capace d’incidere così tanto nella psiche e nell’economia di una storia quanto questo Joker fatemelo sapere, perchè per me al momento non esiste nulla di meglio.